Biografia

Dickens nasce il 7 febbraio 1812 a Landport, vicino Portsmouth, terzo figlio di Elizabeth Barrow e John Dickens, contabile della Marina. Nel 1816 la famiglia si trasferisce a Londra e l’anno successivo a Chatham, nel Kent, per approdare definitivamente a Londra nel 1823. L’abitudine familiare allo sperpero sfocia nel dissesto finanziario che conduce il padre nella prigione dei debitori, e costringe il figlio dodicenne ad abbandonare la scuola e a mantenersi da solo nella grande città sconosciuta, lavorando per alcuni mesi in una fabbrica di lucido per scarpe: esperienza traumatica e piena di rancore.- soprattutto nei confronti della madre, restia a farlo smettere anche quando se ne presenta la possibilitài -, che lo segna per la vita e continuerà ad affiorare nella narrativa, disseminandola di figure di infanzia abbandonata e inerme.

Tornato a scuola grazie alla volontà del padre, trascorre tre anni alla Wellington House Academy, una scuola commerciale, dopodiché, a quindici anni, inizia a lavorare come scrivano presso lo studio di un avvocato e contemporaneamente studia stenografia; sul finire degli anni venti mette a frutto la competenza acquisita collaborando con vari giornali come reporter parlamentare – in breve tempo il migliore del Regno -, giornalista («Mirror for Parliament», «True Sun», «Monthly Magazine», «Morning Chronicle»), e successivamente come direttore («Bentley’s Miscellany»).

Dal ‘33 si affaccia alla scrittura creativa, pubblicando i primi bozzetti di vita londinese. A diciotto anni si innamora di Maria Beadnellii – ricca figlia di un banchiere, che lo respinge -, prima di una serie piuttosto considerevole di donne da cui più o meno platonicamente è attratto; la più importante di tutte sarà Ellen Ternan, incontrata nel ‘57.

Il 1836 è una data significativa nella vita di Dickens, che in quell’anno sposa Catherine Hogarth, figlia del redattore capo dell’«Evening Chronicle» – e ne accoglie in casa la sorella sedicenne Mary, la cui morte dopo un anno lascerà segni profondi nell’elaborazione di alcuni diafani personaggi adolescenzialiiii -, ma soprattutto pubblica la raccolta dei bozzetti, gli Sketches by Boz (Schizzi di Boz), e inizia, in aprile, la pubblicazione a puntate di Pickwick Papers (Il Circolo Pickwick). Segnale di avvio di una produzione narrativa piuttosto straordinaria per quantità e qualità, che in breve tempo garantisce fama ed entrate cospicue: Oliver Twist (1838), Nicholas Nickleby (1839), The Old Curiosity Shop (1840, La bottega dell’antiquario), Barnaby Rudge (1841).

Incontra in questo periodo John Forster, critico teatrale del-l’«Examiner» e futuro biografo, la cui amicizia lo accompagnerà per tutta la vita. Sul finire degli anni trenta, dopo un tentativo fallito di diventare attore, si cimenta come autore di farse e sporadicamente continuerà a farlo; l’interesse teatrale, volto in dire-zione dello spettacolo povero a cui tante pagine di romanzo Dickens dedicherà in futuro, emerge anche, nel ‘38, nella revisione e pubblicazione dell’autobiografia di Grimaldi, capostipite dei clown e innovatore della pantomima, Memoirs of Grimaldi.

Nel 1842 si reca per la prima volta in America, dove tiene una serie di conferenze; partito nella convinzione di trovare nel paese un modello di democrazia, si scontra sulla questione dello schiavismo, oltre a indignarsi per le edizioni pirata dei suoi romanzi; in ottobre esce American Notes (America), l’anno successivo Martin Chuzzlewit, che registra un forte calo nelle vendite. Ben più importante l’altro testo del ‘43, A Christmas Carol (Un canto di Natale).

Agli inizi degli anni quaranta, dopo Mary Hogarth, compare nella vita di Dickens un’altra figura importante e a suo modo enigmatica, la quindicenne cognata Georgina, che gli resterà fedele fino alla fine; rifiutando proposte di matrimonio, occupandosi della casa, crescendogli i figli, coprendo i suoi innamoramenti; anche dopo la separazione dalla moglie e nonostante il montare dello scandaloiv.

Sono anni in cui Dickens, ormai scrittore famoso e stimato, frequenta i salotti politici e letterari londinesi e diventa membro dell’Athenaeum Club. Intraprende una serie di viaggi che lo portano a soggiornare, anche per lunghi periodi, all’estero: in Francia, in Svizzera, in Italia dove vive per un anno, registrando al ritorno le sue impressioni in Pictures from Italy (1846, Impressioni d’Italia).

Negli anni che precedono la Grande Esposizione del 1851 in cui l’Inghilterra celebra i suoi trionfi e il mito del progresso, Dickens guarda all’emarginazione e al degrado, e si impegna fortemente sul piano sociale, sottoponendo progetti e proposte alla ricchissima ereditiera e filantropa nonché amica Angela Burdett-Coutts; la loro collaborazione – attività instancabile e spirito organizzativo da un lato, immensa ricchezza dall’altro – conduce a risultati tangibili, come nel caso della fondazione di Urania Cottage, la casa per prostitute redente.

Con una certa frequenza torna al teatro, in recite amatoriali a volte finalizzate a scopi di beneficenza. Il lavoro dello scrittore si concretizza nei quattro Libri di Natale successivi alla Carol e soprattutto, nel 1848, in Dombey and Son (Dombey e figlio).

Nel 1849 Dickens torna sulle esperienze salienti della sua vita, rielaborandole in quello splendido testo che è David Copperfield; ancora impegnato sulle puntate del romanzo, nel 1850 fonda un suo settimanale, «Housebold Words» – sostituito nel ‘59 da «All the Year Round» -, che ospita scritti di Elizabeth Gaskell, George Meredith, Wilkie Collins, Charles Reade, Edward Bulwer-Lytton, per citare solo gli autori più famosi. Gli anni cinquanta rappresentano la piena maturità artistica dello scrittore: è questo il tempo dei grandi romanzi, Bleak House (Casa desolata) del 1852-53, Hard Times (Tempi difficili) del 1854, Little Dorrit (La piccola Dorrit) del 1855-57, A Tale of Two Cities (Una storia tra due città) del 1859.

A due mani, con Wilkie Collins, scrive The Lazy Tour of Two Idle Apprentices e soprattutto il dramma The Frozen Deep, la cui messa in scena nel ‘57 porta all’incontro con Ellen Ternan. Deducendo sulla base delle due decisioni radicali prese l’anno successivo, non si può non vedere in quell’incontro con l’attrice diciottenne uno snodo cruciale: a distanza di poche settimane, nel 1858, in pieno perbenismo vittoriano, Dickens si separa dalla moglie, da cui ha avuto dieci figli, e per la prima volta sale sul palcoscenico in veste di professionista.

Per l’importanza che Dickens vi annette, va ricordato l’acquisto di Gad’s Hill, la casa del Kent sognata sin dall’infanzia; spesa cospicua di certo non ininfluente anch’essa nel determinare la direzione teatrale imboccata da Dickens, sicuro di un rientro economico ben più consistente rispetto al ricavato della vendita dei suoi romanzi. Compiuta la scelta, l’impegno sul fronte teatrale diviene preminente, poiché Dickens deve costruirsi un repertorio, e dunque selezionare i materiali, adattarli, trasformarli in copioni. Lavoro più semplice se si tratta di testi in sé conclusi, come i libri di Natale: A Christmas Carol, The Chimes (Le campane), The Cricket on the Hearth (II grillo del focolare), The Haunted Man (L’invasato); oppure le storie di Natale pubblicate negli anni cinquanta e sessanta sulle sue riviste (The Poor Traveller, Boots at The Holly-Tree Inn, Doctor Marigold); o ancora captoli di romanzi, singoli episodi relativamente autonomi (come Mrs. Gamp da Martin Chuzzlewit; Bardell and Pickwick e Mr. Bob Sawyer’s Party da Pickwick; Sikes and Nancy da Oliver Twist).

Molto più complesso diviene l’adattamento da romanzo a Public Reading quando il progetto sia quello di raccogliere in una struttura unitaria fili disseminati in un intreccio complesso; il compito risulta parzialmente gravoso nei copioni tratti da Nicholas Nickleby e Dombey and Son, che coinvolgono un certo numero di capitoli, diventa davvero arduo nella condensazione di un intero romanzo: è il caso di Great Expectations (Grandi speranze), mai rappresentato, e di David Copperfield, rappresentato con strepitoso successov.

L’approntamento dei copioni e i cicli di recite, impegnativi per frequenza e destinazioni – non solo attraverso l’Inghilterra, ma persino in America, dal novembre del ‘67 all’aprile successivo – rallentano fortemente l’attività narrativa, non influendo tuttavia sulla sua qualità. Nell’ultimo decennio scrive tre soli grandi romanzi: Great Expectations del ‘61 che rielabora, drammatizzandola, l’esperienza del Copperfield, Our Mutual Friend (Il nostro comune amico) del 1864-65, straordinaria riesplorazione di Londra, della complessità e contraddittorietà dei suoi luoghi, The Mystery of Edwin Drood (Il mistero di Edwin Drood), conclusiva, non conclusa indagine sui misteri dell’animo umano, sulle possibilità interpretative dell’arte.

E all’interno di questo poderoso, instancabile lavoro, non vanno dimenticati i molti racconti che Dickens scrive, alcuni di grande bellezza, come The Signalman (Il segnalatore) del ‘66, e George Silverman’s Explanation (La spiegazione di George Silverman) del ‘67; e neppure l’intensa attività di pubblicista e conferenziere, confluita in Reprinted Pieces (1858) e The Uncommercial Traveller (1861).

Charles Dickens muore a Gad’s Hill il 9 giugno1870.

(Marisa Sestito, parte introduttiva di C. Dickens, Un canto di Natale, Marsilio, Venezia 2001)

i Costituita da una provvidenziale piccola eredità. Più di vent’anni dopo, ripensando al lavoro in fabbrica, Dickens afferma: «Non scrivo con Sentimento o rabbia poiché so come tutte queste cose hanno fatto sì che diventassi quello che sono: ma mai in seguito dimenticai, mai dimenticherò, mai potrò dimenticare che fu mia madre a volere che ci tornassi», F. Kaplan, Dickens. A Biography, London 1988, p. 44. L’unica persona dilla famiglia che Dickens ama è la sorella Fanny; non stima gli altri – il padre per primo -, le «sanguisughe» che cercheranno di trar vantaggio dal suo successo, assillandolo con continue richieste di denaro. Non ricava soddisfazione neppure dai propri figli: ma a volte, di fronte a decisioni e comportamenti registrati dai biografi, viene da chiedersi fino a che punto Dickens fosse un padre amorevole e presente.

ii Che «ricalca» la figura materna e a sua volta funge da modello per Dora, la sposa bambina di David Copperfteld.

iii Troppo idealizzati e angelici a volte per esser credibili; a risentirne è soprattutto il personaggio cronologicamente più vicino alla morte di Mary, la Rose Maylie di Oliver Twist. E pensando a quanto Dickens giochi sulle lettere dell’alfabeto e sui nomi propri, allegorizzando, fornendo chiavi di lettura più o meno decifrabili, non si può non cogliere nel cognome di Rose un omaggio alla cognata diciassettenne, morta di maggio («may», maggio; «lie», giacere).

iv Voci probabilmente messe in giro dalla sua stessa madre su una relazione col cognato.

v Molto significativo il commento di uno spettatore d’eccezione, William Macready, attore famoso e importante ripristinatore di strutture, personaggi, passi shakespeariani, tagliati dagli adattatori sei e settecenteschi. Macready, assistendo all’interpretazione del vecchio Peggotty alla disperata ricerca della nipote sedotta (è uno dei tredici personaggi cui Dickens da voce), evoca per il personaggio dickensiano la potenza del vecchio re Lear nella tempesta.

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